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La Medicina diatesica

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E una disciplina scientifica, olistica e quindi di approccio globale di tipo psicobiologico all’individuo, che si differenzia dalla medicina convenzionale attualmente insegnata e praticata nelle scuole di medicina occidentali. Questa, infatti, è spesso troppo (o solo) sintomatica e sebbene utile per certi aspetti clinici acuti e gravi non fa altro che (nella maniera in cui è attualmente concepita) ostacolare la normale progressione della malattia indebolendo sempre di più le naturali capacità di riparazione e di difesa dell’organismo, permettendo all’evento morboso di fortificare le proprie radici e progredire verso una condizione più grave sempre meno reversibile (con manifestazioni diverse in altre sedi).

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L’aspetto diatesico di questa disciplina lo si ritrova nel principio che una non corretta elaborazione di una (o più) delle pulsioni fondamentali che caratterizzano lo sviluppo della personalità dell’individuo ne deforma l’assetto (equilibrio) psicologico (modificazione epigenetica del profilo psicologico) con inevitabili ripercussioni biologiche e morfologiche. Una distorsione della psiche dell’individuo, cioè, costituisce le basi per l’apparizione di vizi metabolici tipici dei diversi tipi di temperamento descritti da Ippocrate già prima della nascita di Cristo nonché di peculiari caratteristiche somatiche sviluppate dalla morfogenetica e presenti nei quadri diatesici di Hahnemann e Nebel. Tutto questo crea dei punti deboli nella struttura psicobiologica dell’individuo predisponendolo a derivare in funzione, anche, di quelle che sono le sue capacità di difesa-adattamento, proprietà che in condizioni favorevoli hanno la funzione (variabile) di promuovere sia fenomeni omeogenetici (ristrutturanti) che di sostenere meccanismi omeostatici (stabilizzanti) tanto a livello psichico che morfobiologico.

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Il versante scientifico è, invece, caratterizzato da uno strumento biologico assai originale e sensibile detto BNS (profilo di reattività sierologica) che consiste in una valutazione fotometrica in fase liquida (turbidimetria) dei colloidi del siero ematico che ci permette di verificare, allo stesso tempo, i flussi molecolari ed i volumi dei differenti compartimenti organici attraverso la flocculazione delle proteine ematiche. In altri termini, queto esame ci permette di vedere il livello dell’alterazione biologica, il tipo attuale di deformazione dello spazio immunitario, il modo in cui i meccanismi omeostatici reagiscono e cercano di compensare nonché di prevedere l’evoluzione futura di un tale assetto metabolico, se nessun trattamento adeguato è messo in atto.

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Ogni individuo (fenotipo) è il risultato dell’interazione dinamica di due forze: una endogena rappresentata dal proprio genoma e l’altra esogena multifattoriale costituita dai diversi tipi di condizionamento che l’individuo incontra nel proprio ambiente di vita, come quello alimentare, psicologico, farmacologico, funzionale (tipo di attivita svolta), microbiologico e climatico. Il risultato di questa interazione si manifesta a livello del suo sistema colloidale attraverso tutta una serie di cambiamenti strutturali e funzionali, espressione di cambiamenti funzionali dei diversi compartimenti organici propri dell’individuo ed ai quali ciascuna classe proteica è collegata :

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  • albumine ↔ comp. idrico e connettivo
  • — α1-glob.↔ comp. vascolare
  • — α2-glob.↔ comp. cutaneo-mucoso
  • — β-glob.↔ comp. metabolico
  • — γ-glob.↔ comp. linfoide o immunitario

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Le proteine del sangue, infatti, rappresentano una sorta d’interfaccia molecolare tra l’aspetto congenito (geneticamente predeterminato) e quello acquisito (ambientale) dell’individuo. Ci sono, poi, le eu-globuline (10% delle proteine sieriche, fornite fondamentalmente dalle α2 e γ-precipitine) che ci indicano la sensibilità dell’individuo ai fattori ambientali, la loro entita e le capacita del sistema biologico esaminato a fronteggiarli.

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Infatti, soltanto al di la delle capacita adattative intrinseche e proprie di ciascun fenotipo si passa nel campo della patologia dei sistemi (acuta e/o cronica) con i più o meno evidenti sintomi annessi. Questo metodo permette, inoltre, di confrontare fra loro i diversi parametri, ciò che non e possibile fare con i classici test del sangue allopatici (è, infatti, inconcepibile mettere a confronto la glicemia e l’albuminemia) e di dare un’idea globale nonché dinamica dei fenomeni biologici in atto in un certo fenotipo, basandosi sulla teoria generale dei sistemi (Von Bertalanffy, 1968).

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Questa teoria considera la totalita e la circolarita delle interazioni biologiche prevalendo la nozione di casualita circolare su quella lineare (causa-effetto) tipica dell’approccio diagnostico-terapeutico classico attualmente adottato dalle scuole di medicina. E molto più semplice, infatti, considerare un solo livello biologico di funzionamento invece che l’intricato insieme d’interazioni intra/inter-compartimentali. Quest’approccio si riscontra anche nella visione a cinque elementi (corrispondenti ai 5 compartimenti organici sopra indicati), della fisio-patologia propria della medicina tradizionale cinese della quale questo sistema utilizza il pentagramma, che permette d’integrare e dinamizzare tutti i principi dell’omeopatia classica nonché di attuare una terpia specifica e personallizata ( fenotipizzata ) in quanto legata al profilo genetico del soggetto. Quest’ultimo aspetto conferisce una certa stabilita al test permettendo, in tal modo, di poter seguire l’evoluzione biologica dell’individuo durante sei mesi ed anche un anno senza ripeterlo. Al di la di questo limite, infatti, il profilo dev’essere ricostruito, se necessario, per avere una visione reale delle interazioni biologiche in atto.

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Attraverso questo esame, quindi, l’individuo può recuperare meglio il proprio assetto omeostatico nonché, e nel migliore dei casi, potenziare le sue capacità omeogenetiche presupposto, quest’ultimo, per l’acquisizionedi uno stato di equilibrio instabile e provvisorio base d’appoggio di qualsiasi fenomeno adattativo e/o evolutivo. In altri termini, si agirebbe allo stesso tempo sia ristrutturando le forze che garantiscono la sopravvivenza (stabilita biologica = omeostasi) sia quelle che permettono l’evoluzione (instabilita bilogica = omeogenesi) di un sistema biologico aperto come quello animale, forze a prima vista opposte ma sinergiche nello scopo. 

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Dott. O. Ianni, méd.vét.
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